Chissà quante volte ci è capitato di vedere un bambino chiedere l’elemosina? Molto spesso, poi, lo abbiamo visto in compagnia della madre o del padre, ai quali avremmo volentieri chiesto perché fanno mendicare il proprio figlio anziché cercare il più possibile di preservarlo dalla strada e dall’accattonaggio.

Al di là della pena che ci possono fare queste famiglie, che spesso vivono in condizioni terribili di povertà, non possiamo però chiudere gli occhi quando a mendicare è un bambino piccolo, il più delle volte sfruttato dai genitori.

Ora è intervenuta pure la giustizia su tale argomento, stabilendo che chi costringe un bambino a chiedere l’elemosina va condannato per il reato di riduzione in schiavitù.

La vicenda è relativa ad uno dei tanti bambini rom, in questo caso una bambina di 10 anni, costretta dal padre in maniera continuativa a chiedere l’elemosina dalla mattina alla sera, in maniera vessatoria. L’uomo condannato penalmente si era difeso davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che per il suo popolo di etnia rom, l’accattonaggio fosse “un vero e proprio sistema di vita”.

La Suprema Corte, invece, ha ritenuto di ravvisare in tale comportamento il reato di riduzione in schiavitù, confermando la condanna a 6 anni di reclusione della Corte d’assise d’appello di Catanzaro.

Ci domandiamo, però una cosa importante: perché si sente parlare spesso solo di condanne penali e invece lo Stato e gli enti territoriali non fanno qualcosa di più per strappare questi bambini dalla piaga dell’accattonaggio. Cosa succederà a questa bambina rom con suo padre in carcere? Verrà aiutata a sopravvivere, ad avere condizioni di vita normali e anche a frequentare una scuola?

Ci auguriamo di avere risposte positive a queste domande e di sentire parlare di buone azioni a favore dei bambini tanto quanto si parla delle vicende di condanna.